La nascita di un figlio si accompagna ad una serie di attese e attenzioni che i genitori hanno verso il loro bambino, e la salute è sicuramente la prima e più importante. La salute fisica e quella psichica, ma soprattutto quest’ultima, sono delicate perché legate alla crescita e allo sviluppo del bambino che risentono di molti fattori. Il contesto familiare soprattutto, ma anche quello sociale e culturale, nel quale il bambino cresce e si sviluppa è fondamentale e, al di là di molte difficoltà che la famiglia oggi incontra, da sempre la letteratura scientifica pediatrica e psicopedagogica sottolinea il ruolo insostituibile del padre e della madre nella crescita serena e armoniosa del bambino.
In
questo quadro si situano le problematiche legate ai disturbi dell’età
evolutiva, che come dice la parola è età caratterizzata da continue
trasformazioni fisiche e psichiche, che procedono insieme, stimolate e
condizionate dall’ambiente familiare (dove le dinamiche relazionali con
la figura materna e con quella paterna hanno un ruolo centralissimo
nella formazione della propria identità) e sociale. E’ stato visto che
proprio in ambienti di disagio familiare si sviluppano la stragrande
maggioranza dei disordini legati all’identità sessuale
(G.I.D.) dell’infanzia (secondo la letteratura il 95% dei casi).
Alla
Regione Toscana è stato chiesto dal primario del reparto di Medicina
della Sessualità dell’ospedale Careggi di Firenze di poter effettuare
trattamenti ormonali su bambini con questi problemi con la motivazione,
quanto mai bizzarra, di consentire al piccolo paziente (preadolescente)
di avere tempo di orientarsi verso il “sesso che sente”! In linea con le
conclusioni della rivista Pediatrics chiediamo che l’opinione pubblica
sia informata veramente dei gravi rischi psicologici e fisici della
soppressione puberale ormonale nei bambini e chiediamo che siano resi
noti i reali benefici di tali supposte terapie. Chiediamo come mai
invece di usare i bambini come cavie, non si aiutino loro e le loro
famiglie ad uscire da un disagio di natura psicologica attraverso un
accompagnamento psicoterapeutico adeguato.
Riteniamo
che questa richiesta, in realtà, presupponga degli assunti ideologici
per i quali l’identità di genere (cioè il sentirsi appartenente al sesso
biologico dato) escluda il dato biologico-anatomico, per dipendere
esclusivamente dal dato culturale-sociale e da ciò che ognuno si sente
di essere.
Quindi alla luce delle autorevoli pubblicazioni scientifiche contrarie a questi trattamenti (le
quali hanno evidenziato che i problemi il più delle volte sono psichici
o legati a fattori socio culturali, educativi, familiari, tenuto conto
che c’è ancora molto da indagare perché i trattamenti ormonali hanno
un’invasività che può risultare drammatica, specie nei bambini) e del
buon senso, nonché alla luce dell’obiettivo primo della medicina (primum non nocere!), chiediamo
formalmente alla Regione Toscana di non dar corso ad alcuna
autorizzazione "sperimentale" di impiego di terapie ormonali sui bambini
nel senso e con le finalità indicate dal Primario di Medicina della
Sessualità di Careggi ed a promuovere piuttosto ogni ricerca in questo
campo attingendo esclusivamente a studi scientifici di comprovata
autorevolezza onde evitare di utilizzare dei bambini come vere e proprie
"cavie umane".
LMPT TOSCANA, 30 Ottobre 2013